LA GRANDE GUERRA NEL PARCO DELL’ALTO GARDA BRESCIANO

DALLA VAL DI BONDO A PASSO NOTA (m. 1208): IL CIMITERO DI GUERRA E LA BATTERIA “ARIOTTI”

Salendo dalla vecchia strada militare che percorre la Val di Bondo (con un dislivello di circa 600 metri), si arriva in prossimità della mulattiera che tagliava il versante poco sotto la linea dello spartiacque. Nel 1915-18 presso il rifugio Alpini F.lli Pedercini si trovava il comando del Sottosettore IV bis che controllava la zona da Prà della Rosa a Limone del Garda. Poco distante, lungo la stessa si trova una vasca di raccolta di acque sorgive realizzata dal Genio Militare nel 1916.

Procedendo verso est si incontra la vecchia caserma della Regia Guardia di Finanza, oggi rifugio Passo Nota gestito dal gruppo Alpini che hanno posizionato sul prato antistante un cannone da 155 mm (n.b.: di epoca successiva alla Grande Guerra). Superato il rifugio la grande mulattiera prosegue in direzione di Passo Bestana e di Bocca Fortini (settore dove si trovavano altre postazioni di artiglieria italiane, una delle quali al comando di Cesare M. De Vecchi di Val Cismon, futuro quadrumviro del fascismo, visitata il 17 settembre 1916 da S.M. il Re durante un duello di artiglieria con gli austro-ungarici).

Ai piedi del pendio sul quale sorge il rifugio Passo Nota, sulla destra della carrozzabile si diparte un’ampia mulattiera che conduce prima al Cimitero di Guerra di Passo Nota e poi, passando per le stalle di Val Cerese (m. 1228) alla c.d. “Batteria Ariotti”. Era la strada che durante la Grande Guerra collegava anche al posto di medicazione della 6a Sez. di Sanità (per poi scendere fino al sottostante paese di Vesio lungo il crinale Traversetole - Corna V.). La “Batteria Ariotti” ospitava i cannoni dell’Artiglieria da Campagna da 75mm della 3a Batteria del 16° Reggimento ed era comandata dal Cap. Arrigo Ariotti. L’accesso ai resti delle postazioni ipogee è interdetto e vigilato da telecamere (nel frontone superiore della postazione del terzo pezzo nel 1915 furono incisi i nomi del Cap. Ariotti e dei suoi soldati. Lungo il percorso per la batteria si incontrano (sulla sinistra) una galleria a doppia entrata e e i ruderi di antiche strutture militari (prima a destra e poi a sinistra).

L’erta salita per la batteria si diparte sulla sinistra e conduce in primis alla caverna adibita a riservetta per le munizioni (sulla destra, accesso vietato), posizionata a circa 150 metri dalla batteria “Ariotti” (di poco sovrastante).

Al tempo il terreno sovrastante le postazioni era ricoperto soltanto d’erba, gli alberi sono cresciuti soltanto in seguito; poiché si trattava di postazioni ipogee, per consentire un ampio cono di tiro, parte del crinale sottostante dovette essere sbancata. I primi due pezzi di questa batteria erano puntati in direzione nord, gli altri due spostati di circa 45 gradi (quindi erano indirizzati verso obiettivi diversi). Si trattava di cannoni da 75/26 mod. 1906 (Krupp) dal peso di circa 1.250 kg (750 la canna e 500 l’affusto). Il contingente militare che operava in questo settore, destinato a fronteggiare le forze austro-ungariche della vicina Val di Ledro, arrivò infine a contare circa 5.000 uomini: Artiglieri, Fanti, Bersaglieri, Alpini e Guardie di Finanza. Nell’ambito della 6a Divisione (Gen. Roffi) del III C.A. (Gen. Camerana), lungo la linea che andava da Punta Cap - Tremalzo - Corno della Marogna - Monte Nota - Monte Carone - Passo Bestana (e poi a Monte Guil, Passo Rocchetta e Punta Larici), vi furono schierati Alpini dei Battaglioni Vestone e Val Chiese, Bersaglieri del 7°, 2 compagnie della Regia G. di F. e le batterie di artiglieria. Il locale comando fu visitato per due volte da S.M. il Re ed era dotato di una rete telefonica e addirittura di una piccola centrale idroelettrica con turbina. I pochi combattimenti che si registrarono in questo settore, oltre agli scambi di artiglieria, furono condotti quasi sempre a livello di pattuglie. In tutto l’Alto Garda si contarono alla fine della guerra circa 900 morti, la metà dei quali a causa di incidenti, valanghe o malattie.

OSSERVATORIO E POSTAZIONE FOTOELETTRICA DI MONTE CAS - SANTUARIO DI MONTECASTELLO (MADONNA DELLA MISERICORDIA) - TIGNALE

Comprende una serie di postazioni costruite dalla 1a Armata in previsione di un eventuale tentantivo di sfondamento austro-ungarico dalla Val di Ledro in direzione di Tremosine. Per questo, poco oltre lo stesso Monte Castello (Monte Cas), nel settore di Ca’ Natone (dove si trova ancora un cippo della 1a Armata), vennero realizzate delle fortificazioni ipogee a sbarramento della valle. Dal santuario di Montecastello (Madonna della Misericordia) viene realizzata una carreggiabile che collega diverse postazioni incluso un osservatorio dotato di una cupola di cemento armato.

Poco sotto la cima e la cupola dell’osservatorio si trovano una galleria a doppia entrata che ospitava un grande riflettore montato su rotaie Decauville puntato sul sottostante Garda: il sentiero nella roccia in uscita dalla galleria, a picco sul lago, è pericoloso (attenzione).

Per raggiungere la cupola dell’osservatorio e la sovrastante croce di Monte Cas, dopo aver superato la galleria del riflettore, occorre salire ancora e prendere una piccola deviazione da sentiero che piega verso sinistra e si inerpica a ritroso nel bosco (attenzione: l’ingresso al pozzo dell’osservatorio è vietato e pericoloso). L’osservatorio assisteva il tiro delle batterie di Monte Cas sulla valle di San Michele; vi si accedeva da una galleria (ora pressoché tutta interrata - foto n.1 - lunga una decina di metri) per poi salire in verticale con una serie di scalette in metallo. I settori di tiro coprivano il caposaldo di Ca’ Natone (vedi sopra), la strada che si avvicinava da Tremosine e i Pontesèi, punto di passaggio obbligato per poter attraversare il torrente San Michele