ALTOPIANO DI ASIAGO: 1916 - 2016

Esistono luoghi ai quali ciascuno di noi si sente particolarmente legato, per ragioni solo in parte consapevoli ma soprattutto per quello strano intrecciarsi di ricordi, amicizie, sensazioni e sentimenti, che inducono molti a raggiungerli appena se ne ha la possibilità. Spesso, come accaduto oggi, bastano poche ore, poco più di una giornata, per poter tornare indietro nel tempo e negli affetti recuperando un po’ di quella vita che le circostanze quotidiane tendono spesso a sottrarci nostro malgrado. Pur avendo frequentato per un trentennio le montagne più diverse e più lontane, da qualche tempo anch’io posso quindi dire, seppur tardivamente, di aver trovato uno di questi luoghi, invero assai vasto, che corrisponde alla parte meridionale dell’Altopiano di Asiago. Sicuramente ha avuto un peso la passione per la Storia e per la Grande Guerra in particolare, con tutti quei libri che da ragazzino mi mamma era solita regalarmi puntualmente, uno per il compleanno e uno per Natale.  E questo, fatta eccezione per le Alpi Occidentali, è stato sicuramente il motivo che mi ha spinto a preferire quasi sempre le escursioni e le vacanze in quei monti sui quali si era combattuto nel 1915-18. Cercando poi di risalire al destino di quanti qui mi precedettero un secolo fa e in ben altri frangenti, direi inevitabilmente, ho avuto la grande fortuna di innamorarmi di questo placido e splendido Altopiano, che tuttavia sotto l’aspetto pacifico e lussurreggiante che oggi tutti conosciamo, nasconde appunto un passato sconvolgente che non di rado si rivela ai nostri occhi.

Lo si comprende bene dando uno sguardo al campo di battaglia dal Monte Zovetto da dove, grazie ai pannelli dell’Eco Museo della Grande Guerra delle Prealpi Vicentine, si ha una rappresentazione quasi plastica di quella cintura di fuoco che strinse le pacifiche contrade dell’Altopiano durante il primo conflitto mondiale. Anche e soprattutto qui, dove si immolarono i Fanti della Brigata “Liguria” la cui memoria è onorata da un grande monumento e dalla targa che ricorda uno dei loro più valorosi ufficiali, il Cap. Lapeschi. Fu una delle furibonde battaglie che coinvolsero negli anni successivi anche reparti Francesi e Britannici, con perdite piuttosto gravi. Lo dimostrano le tombe del Cimitero Militare Britannico di Val Magnaboschi - vicino alla frazione di Cesuna – dove si sta effettuando una manutenzione particolarmente importante in vista del centenario della Battaglia previsto per il giugno del 2018, quando è assai probabile che una autorevole delegazione giungerà della Gran Bretagna.

Nel vicino capoluogo di Asiago il maestoso Sacrario del Leiten ci accoglie ancora una volta con i suoi pezzi di artiglieria schierati ai lati della piazza d’armi; sono gli stessi che abbiamo trovato tanti anni fa, quando i miei figli erano decisamente più piccoli. La visita tra i corridoi dove i Caduti riposano nella penombra silenziosa ci stringe sempre al ricordo di uno dei nostri che non tornarono, un Alpino del 1° Reggimento.  E nella nostra famiglia non fu l’unico, purtroppo.

Le vicende drammatiche dell’Altopiano in quel 1916 funestato dalla “Strafexpedition”, esattamente a cent’anni di distanza ci portano poi a discendere al piano, in direzione di Bassano e della Val Brenta, a Valstagna. Perché qui passarono gli intrepidi Fanti della Brigata “Sassari”, che proprio da queste case iniziarono la loro ascesa verso l’Altopiano per tentare una disperata difesa e la cui Memoria, poche settimane fa, è stata celebrata grazie all’iniziativa dell’Archivio Storico Dal Molin e dalle Autorità locali con l’inaugurazione di una lapide sulla facciata del locale Municipio.

Lungo il grande fiume Brenta che scorre impetuoso vicino a questo bellissimo paesino del Veneto, con la sua piccola piazza dominata da un magnifico leone di San Marco, si trova poi alla frazione di Oliero una sorta di laghetto sotterraneo, celato da una grotta che occorre attraversare con una piccola barca e l’opportuna attrezzatura. Qui trafilano l’acqua piovana e il disgelo che l’Altopiano non trattiene; mille metri sottoterra il loro stillicidio ha creato nei secoli figure calcaree e stalattiti particolarmente impressionanti. Nel freddo fondo della grotta, passate ormai per sempre le vicende drammatiche della Grande Guerra, per impressionare i più piccoli non serve più raccontare delle strenue battaglie combattute cent’anni fa sulle cime di questi monti; per farli stringere ai genitori infatti, dopo aver narrato al buio la leggenda delle streghe “Anguane”, alla guida basta stuzzicare di nascosto con il fascio della torcia lo squittio dei piccoli pipistrelli appesi alla volta rocciosa che nessuno aveva visto.