Nel 1919 Woodrow Wilson si recò in Europa per partecipare alla conferenza di pace di Versailles. Durante la sua permanenza nel Vecchio Continente visitò brevemente l'Italia, ottenendo anche un colloquio con papa Benedetto XV. Wilson era stato il principale artefice dell'ingresso in guerra degli Stati Uniti d'America, evento che aveva cambiato le sorti del Primo Conflitto Mondiale. Da qui la gratitudine di molti italiani nei suoi confronti, sentimento che si raffreddò notevolmente dopo la sua opposizione all'espansione italiana in Istria e Dalmazia. Wilson, in ogni caso, non era solo un esperto politico, ma anche un fine conoscitore dell'antichità classica: in gioventù aveva insegnato per qualche anno greco antico e storia romana al Bryn Mawr College in Pennsylvania. Così Ettore Stampini, professore di Letteratura Latina a Torino, gli dedica una lunga epigrafe in latino, ringraziandolo per l'aiuto bellico fornito all'Europa e anche per i tanti volontari americani che hanno militato sotto le insegne della Croce Rossa. Tra questi, va ricordato, c'era anche Ernest Hemingway

 

traduzione dal latino e commento di Marco Cristini

 

Hector Stampini

 

IN HONOREM WOODROW WILSON

ET FOEDERATARVM AMERICAE CIVITATUM

 

Liceat nobis hunc fasciculum, quo Commentarii nostri septimum et quadragesimum aetatis annum attingunt, quasi rite sacratum nomini dicare Woodrow Wilson, summi illius foederatarum Americae civitatum moderatoris, cuius sapientia, industria, iustitia, animi magnitudine factum est ut Socii, infando bello ab immanibus beluis petiti - nam «pro beluis immanibus», ut est apud Lactantium (Div. Inst. VI, 10, 8), «sunt habendi qui homini nocent, qui contra ius humanitatis et fas omne spoliant cruciant occidunt exterminant» - , post multos ancipites adversosque casus memoranda in omne aevum Victoria potiti sint, gentesque humanae ad maximam et verissimam iustae ac diuturnae pacis spem nunc demum erigi possint.

Quo quidem, quantuluscumque est, honore dum Virum immortalem prosequi volumus, debitam gratiam reddere debitamque reverentiam civitatibus quoque Americanis adhibere in animo est, utpote quae iam prope fessis atque adflictis Sociorum rebus mirifice immensis suis et munificis opibus subvenerint, strenuissimisque praeterea Americae militibus, qui consociatis armis tam praesens attulerint auxilium, ut invicta foederatorum exercituum virtus, perfidissimorum hostium vi contusa et confracta, humanum civilemque cultum sospitare ac populorum suorum salutem fortunasque communes instaurare et renovare potuerit. Neque his tantum fortissimis pugnantium copiis suus tribuendus est honor; illorum enim Americae militum memoriam in animis nostris numquam delebit oblivio, qui, venerando rubrae crucis signo distincti, in Italos vulneribus aut morbis aut inopia aut caecitate aut orbitate laborantes innumera beneficia contulerunt.

Equidem pro certo habemus tanto Viro eiusque civibus nostra verba non iniucunda ncque ingrata fore, praesertim cum haec antiquitatis studia, quae, quantum in nobis est, Commentariis nostris fovere et provehere studemus, summa apud illos dignitate florere Commentariosque nostros magno doctorum favore in America semper exceptos esse exploratissimum sit. Quare, nisi nos omnia fallunt, ab Americanis etiam inscriptio libenter legetur quam, nuper a nobis compositam, ut compluribus civitatis Taurinensis collegiis satisfaceremus, atque in membrana ab artifice graphidis peritissimo inscriptam, nunc in primis huius fasciculi paginis litterarum formis expressam in honorem Americae edere constituimus.

Scripsit mense decembri an. MCMXVIII Hector Stampini, professor ordinarius litterarum Latinarum in R. studiorum Universitate Taurinensi et sodalis ab actis R. Academiae Taurin. disciplinis excolendis.

 

QVA • TEMPESTATE

 

WOODROW • WILSON

 

SVMMVS • FOEDERATARVM • AMERICAE • CIVITATVM • MODERATOR

INCREDIBILI • OMNIVM • ORDINVM • EXSPECTATIONE • IN • IT ALIAM • ADVENIT

ANIMI • ITALORVM • GRATI • ATQVE • ADMIRATIONE • IMBVTI

TANTI • VIRI • FACTA • EIVSQVE • POPVLORVM • RES • GESTAS • REPETVNT

IMMORTALEM • ENIM • lOSEPHI • MAZZINI • DOCTRINAM • AMPLIFICANS

ET • AD • PRAESENTIS • TEMPORIS • DISCRIMINA • REFERENS • ET • ADCOMMODANS

QVA • NVLLAM • DEMPTA • IVSTITIA • AC • LIBERTATE • PACEM • STARE • PROBATVR

QVA • FATIDICA • ILLA • MENS • DIVINO • QVODAM • ADFLATV • INSTINCTA

AETATIS • NOSTRAE • CASVS • LONGE • PROSPICIENS

PER • BELLA • CAEDESQVE • ALIQVANDO • HVMANARVM • GENTIVM • SOCIETATEM

LIBERTATIS • AC • IVSTITIAE • LEGIBVS

FOEDERIBVSQVE • PACIS • OBSTRICTAM • FVTVRAM • ESSE • PRAESENSIT

 

WOODROW • WILSON

 

DIFFICILLIMO • ITALORVM • BRITANNORVM • FRANCOGALLORVM • TEMPORE

CONTRA • HOSTES • PVGNANTIVM • OMNIS • HVMANITATIS • EXPERTES

QVI • BELLO • VLTRO • INLATO • DIVINA • HVMANAQVE • IVRA • PERVERTERANT

PERICVLOSIS • SOCIORVM • REBVS • SVBVENIENS

AMPLISSIMAS • AMERICAE • OPES • LABORANTIBVS • COMMODAVIT

PECVNIAM • COMMEATVS • NAVIGIA • OMNE • BELLICI • INSTRVMENTI • GENVS

STRENVISSIMAS • DENIQVE • INGENTESQVE • MILITVM • COPIAS • MISIT

QVARVM • AVXILIO • SVPERBIENTES • HOSTES • AD • INTERNECIONEM • REDACTI

SOCIORVM • TERRAE • EX • CRVDELISSIMA • DOMINATIONE • EXEMPTAE

ET • FIRMISSIMAE • PACIS • IACTA • S VNT • FVNDAMENTA

MANET • ITEM • MENTIBVS • ITALORVM • INFIXA

ADMIRANDA • EXERCITVS • AMERICANI • RVBRA • CRVCE • SIGNATI • OPERA

QVI • SAVCIOS • INOPESQVE • NOSTROS • LARGITIONE • ET • CVRA • SVSTENTANS

HOSPITIA • PVERVLIS • ALENDIS • DOMOS • PVPILLIS • PARVIS • EDVCANDIS

AEDES • PVBLICAS • AEGRIS • FOVENDIS • APERVIT

PRO • QVIBVS • INSIGNIBVS • AMERICAE • IN • PATRIAM • NOSTRAMMERITIS

CVM • IAM • R • ACADEMIA • TAVRINENSIS • DOCTRINAE • STVDIIS • PROVEHENDIS

 

WOODROW • WILSON

 

INTER • SODALES • SVOS • OMNIBVS • SVFFRAGIIS • RECEPISSET

AC • DECVRIONES • T AVRINENSES • CETERAQVE • MVNICIPIA • PEDEMONTANA

EVM • MIRIFICO • SENTENTIARVM • CONSENSV • CIVEM • SIBI • ADSCIVISSENT

COMPLVRA • POPVLI • TAVRINENSIS • COLLEGIA

CONSPIRANTEM • VNIVERSAE • CIVITATIS • VOLVNTATEM • INTERPRETANTIA

VT • NOVVM • ALIQVOD • GRATAE • MEMORIAEET • OBSERVANTIAE • SIGNVM

HOMINI • EXSPECTATISSIMO • EIVSQVE • GENTIBVS • PRAEBERENT

CONCORDES • TAVRINENSIVM • SENSVS • LITTERIS • MANDANDOS

ATQVE • IN • MEMBRANA • INSCRIBENDOS • CVRAVERVNT

 

AVGVSTAE • TAVRINORVM • MENSE • DECEMBRI • AN • MCMXVIII

 

traduzione:

IN ONORE DI WOODROW WILSON

E DEGLI STATI UNITI D'AMERICA

 

Ci sia lecito dedicare in modo quasi religioso questo fascicolo, col quale la nostra rivista tocca il quarantasettesimo anno di età, a Woodrow Wilson, presidente degli Stati Uniti d'America, grazie alla cui sapienza, solerzia, giustizia e grandezza d'animo è stato possibile che gli Alleati, sfidati in un cruento conflitto da belve immani – infatti “belve immani”, come dice Lattanzio (Divine Istituzioni, VI, 10, 8) “devono essere considerati coloro che fanno del male all'uomo, coloro che contro ogni diritto umano e divino saccheggiano, torturano, uccidono e sterminano” -, dopo molte alterne vicende hanno ottenuto una vittoria che sarà ricordata in ogni epoca; ora i popoli civili possono di nuovo essere condotti verso la speranza più grande e vera: quella di una pace giusta e duratura.

Perciò, per quanto possiamo, vogliamo onorare quest'uomo immortale, ma anche rendere il debito ringraziamento e il debito riconoscimento agli Stati Uniti d'America, che, quando gli Alleati erano ormai stanchi e scoraggiati, vennero in nostro aiuto con le loro immense e generose risorse e con i loro valorosi soldati, i quali, unite le armi coi nostri uomini, portarono un aiuto tanto efficace che l'invitto coraggio degli eserciti alleati, respinta e spezzata la potenza dei perfidi nemici, poté salvare la cultura umana e civile, poté rafforzare e ristabilire la salvezza dei nostri cittadini e le comuni sorti. Ma questo onore non è da attribuire solo alle fortissime schiere di combattenti; infatti nelle nostre menti l'oblio non cancellerà mai la memoria di quegli americani che, indossato il venerando emblema della Croce Rossa, recarono innumerevoli benefici agli italiani che soffrivano per le ferite, le malattie, la mancanza di alimenti, la cecità o la morte dei propri cari.

Davvero siamo certi che a un uomo tanto illustre e ai suoi cittadini le nostre parole non saranno moleste né spiacevoli, dato che gli studi classici, che, per quanto è in nostro potere, cerchiamo di favorire e incoraggiare con questo periodico, presso di loro hanno grande dignità; inoltre è noto che la nostra rivista è sempre stata accolta con profondo interesse dagli studiosi in America. Per questo, se non abbiamo giudicato male, sarà letta volentieri dagli americani la seguente epigrafe, che abbiamo scritto da poco per soddisfare le richieste di molti cittadini di Torino e che abbiamo fatto predisporre su lapide da un esperto grafico. Ora abbiamo stabilito di pubblicarla nelle prime pagine di questo fascicolo per onorare l'America.

Scritto nel mese di dicembre dell'anno 1919 da Ettore Stampini, professore ordinario di Letteratura Latina nella Regia Università di Torino e membro della Regia Accademia delle Scienze di Torino.

 

Ernest Hemingway ritratto durante la Grande Guerra sul fronte italiano

Ernest Hemingway ritratto durante la Grande Guerra sul fronte italiano

 

EPIGRAFE

 

In questo anno Woodrow Wilson, presidente degli Stati Uniti d'America arrivò in Italia, atteso dai cittadini di ogni ceto. Gli animi degli italiani, grati e pieni d'ammirazione, ricordano le imprese di questo illustre uomo e del suo popolo. Infatti egli andò oltre l'immortale dottrina di Giuseppe Mazzini, la applicò e la adattò alla difficile situazione del nostro tempo, quando è provato che, se si tolgono la giustizia e la libertà, nessuna pace può sussistere. La sua mente, quasi istruita da un'ispirazione divina, guardò da lontano le memorabili vicende della nostra epoca e durante le battaglie e le stragi comprese che un giorno si sarebbe dovuta fondare una società dei popoli civili unita da leggi di libertà e giustizia e da patti di pace.

Woodrow Wilson, in circostanze assai critiche per gli italiani, gli inglesi e i francesi, che combattevano contro nemici privi di ogni umanità, i quali, scatenata una guerra oltremodo atroce, avevano sovvertito le leggi umane e divine, venne in aiuto agli alleati in difficoltà e fornì le inesauribili ricchezze dell'America ai combattenti, dando denaro, navi e ogni genere di strumenti bellici. Inoltre mandò miriadi di soldati valorosi, con l'aiuto dei quali i nemici superbi furono sterminati. Le terre degli Alleati vennero strappate a una crudelissima dominazione e furono gettate le fondamenta di una saldissima pace.

Rimane però indelebile nelle menti degli italiani il ricordo delle ammirevoli opere compiute dagli americani della Croce Rossa, che si presero cura dei nostri feriti e dei nostri poveri con generosità e affetto, costruendo edifici dove nutrire i bambini, case dove educare gli orfani, ospedali per curare gli ammalati. Per questi insigni meriti dell'America nei confronti della nostra patria, dopo che la Regia Accademia delle Scienze di Torino ha accolto all'unanimità Woodrow Wilson tra i suoi membri e che il sindaco di Torino, assieme agli altri comuni piemontesi, lo ha insignito della cittadinanza onoraria col consenso generale, molti collegi di cittadini torinesi, facendosi interpreti della volontà popolare di erigere un qualche segno duraturo della gratitudine e della stima nutrite nei confronti di un uomo tanto insigne e del suo popolo, stabilirono concordi di affidare tali sentimenti a queste parole e di farle incidere su una lapide.

Torino, dicembre 1919

Fonte: E. Stampini, In honorem Woodrow Wilson et Foederatorum Americae Civitatum, in Rivista di Filologia e Istruzione Classica, 47 (1919), pp. 1-4.

 

 

 

Woodrow Wilson: Address at the Municipalite, Turin,

Italy, 6 Jan. 1919

The Municipalite, Turin, Italy, January 6, 1919.

Mr. Mayor:

Both on the streets of this interesting city and here you have made me feel at home. I feel almost as if it were the greeting of a people of whom I was indeed a fellow citizen. I am very much honored that this great city, playing so important a rôle in the life and in the industrial endeavor of Italy, should have conferred this high distinction upon me, and I take the liberty of interpreting your action, sir, not merely as a personal compliment to myself, to whom you ascribe virtues and powers which I feel I do not possess, but as a tribute to the people whom I represent.

The people of the United States were reluctant to take part in the war, not because they doubted the justice of the cause, but because it was the tradition of the American Republic to play no part in the politics of other continents, but as the struggle grew from stage to stage they were more and more moved by the conviction that it was not a European struggle; that it was a struggle for the freedom of world and the liberation of humanity, and with that conviction it was impossible that they should withhold their hand. Their hearts had been with you from the first, and then when the time of their conviction came they threw every resource of men and money and enthusiasm into the struggle. It has been a very happy circumstance that America should be thus associated with Italy. Our ties had been many and intimate before the war, and now they constitute a pledge of friendship and of permanent association of purpose which must delight both people.

May I not, therefore, again thank you for the honor you have conferred upon me, and take the privilege of greeting you affectionately as my fellow citizens?

 

On The balcony of the Municipalite.

My friends of Turin,

I now have the privilege of addressing you as my fellow citizens.

It is impossible at this distance that my voice should reach all of you, but I want you to know that I bring the greetings, and affectionate greetings of the people of the United States to the people of Italy and the people of the great city of Turin.

My sentiment, coming from the heart, is the sentiment of the American people. Viva, l’Italia !

The text of the speech was obtained from Addresses of President Wilson on First Trip to Europe December 3, 1918 to February 24, 1919, Government Printing Office, Washington, D.C. 1919, pp. 34–35.

 

Woodrow Wilson: Discorso in Municipio, Torino,

Italia, 6 gennaio 1919

Palazzo Comunale, Torino, Italia, 6 gennaio 1919

Signor Sindaco:

Sia sulle strade di questa bella città sia qui mi avete fatto sentire a casa. Mi sento quasi come se questa fosse un'assemblea di miei concittadini. Sono molto onorato che questa città, che gioca un ruolo così importante nella vita e nello sviluppo industriale dell'Italia, mi abbia conferito questo alto onore [la cittadinanza, n.d.T.] e mi prendo la libertà di interpretare la sua azione, signore, non come un semplice complimento alla mia persona, cui lei attribuisce virtù e poteri che io sento di non possedere, ma come un tributo al popolo che io rappresento.

I cittadini degli Stati Uniti erano riluttanti a prendere parte alla guerra, non perché dubitassero che la vostra causa fosse giusta, ma perché era tradizione della Repubblica Statunitense non intromettersi nella politica di altri continenti; tuttavia, mentre il conflitto entrava in fasi sempre più cruente, essi si convinsero che ormai non era solo una lotta europea; era diventata una lotta per la libertà del mondo e per la liberazione dell'umanità, e con questa convinzione per loro divenne impossibile restare semplici spettatori. I loro cuori sono stati con voi fin dall'inizio, e quando arrivò il momento della loro decisione, essi gettarono ogni risorsa umana, materiale e spirituale nella lotta. È stata una circostanza molto fortunata che l'America si alleasse in questo frangente con l'Italia. I nostri legami erano molteplici e profondi già prima della guerra, e ora costituiscono un pegno di amicizia e di permanente comunanza di intenti che soddisfa certamente entrambi i nostri popoli

Quindi, se mi è permesso, vorrei ringraziarla nuovamente per l'onore che mi avete conferito e vorrei avere il privilegio di salutarla con affetto come mio concittadino.

 

Sul balcone del Municipio

Amici torinesi,

ora ho il privilegio di rivolgermi a voi come vostro concittadino.

Da questa distanza è impossibile che la mia voce vi raggiunga tutti, ma voglio che voi sappiate che porto i saluti, davvero sinceri, del popolo degli Stati Uniti al popolo dell'Italia e al popolo della grande città di Torino.

Il mio affetto, che viene dal cuore, è l'affetto del popolo americano.

Viva l'Italia ! [in italiano nel testo, n.d.T.]

 

Il testo del discorso è stato ottenuto da Addresses of President Wilson on First Trip to Europe December 3, 1918 to February 24, 1919, Government Printing Office, Washington, D.C. 1919, pp. 34–35.

Traduzione dall'inglese a cura di Marco Cristini