ORTIGARA, LA MONTAGNA "SACRA"

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Il massimo simbolo del sacrificio degli Alpini. Un nome da allora memorabile e terribile al tempo stesso. Una montagna divenuta “sacra” dopo aver visto due vane e sanguinose battaglie per la sua conquista nel luglio del 1916 e soprattutto nel giugno del 1917 quando i migliori reparti Alpini, dopo averne raggiunto e tenuto la vetta per alcuni giorni, saranno infine sconfitti dagli austroungarici. Una storia di valorosi Reggimenti ma anche il destino di tanti singoli Alpini la cui vita si perse per sempre su quegli aspri versanti rocciosi. Al settore austroungarico dell'Hilfsplatz sul rovescio occidentale di Monte Ortigara è dedicata una delle applicazioni della navigazione interattiva "Dentro la Memoria" realizzata in collaborazione con l'Archivio Storico Dal Molin in occasione della tesi di laurea specialistica in Ingegneria Informatica presso l'Università degli Studi di Brescia (Prof.ssa Daniela Fogli - Ing. Bruno Cerutti, Correlatore Dott. Stefano Aluisini).

Di seguito alcune fotografie dell'ascensione 2017, nel Centenario della battaglia

Di seguito alcune immagini delle ascensioni negli anni 2003, 2010 e 2014.

Nella grande battaglia per l’Ortigara si distingue un giovane ufficiale degli Alpini, Padre Giulio Bevilacqua, nativo di Isola della Scala (VR) e bresciano di adozione, che meriterà in quelle tragiche giornate ben due medaglie di bronzo al valore:

“Durante l’azione per la presa di una difficile e forte postazione, con ardimento adempiva pienamente ai suoi compiti di esploratore e di ufficiale di collegamento. Occupata la postazione stessa si occupò dei feriti numerosissimi dimostrando grande abnegazione e prodigò tutto sè stesso per tenere alto il morale dei dipendenti, specialmente nei momenti più critici sotto il violento fuoco avversario di artiglieria cui fu sottoposto per dodici ore il battaglione” – Monte Ortigara, 19 giugno 1917

“Addetto al comando di battaglione per il collegamento, sotto il vivo bombardamento nemico, con sprezzo del pericolo, compiva diverse ricognizioni sul campo dell’azione, riportando sempre al proprio comando utili e precise informazioni. Confortava i feriti con alto spirito di pietà e provvedeva con ogni mezzo a sollevarli dalle loro sofferenze. Col suo coraggioso contegno e la sua ispirata parola, tutti incoraggiava a perseverare nella resistenza, specialmente nei momenti più critici della giornata” – Monte Ortigara, 25-26 giugno 1917.

Dopo la Grande Guerra dirà "La guerra può illuminarci di amore se combattuta per impedire la vittoria dell'ingiustizia, del disprezzo di ogni legge dell'umanità, se non ci si estranea dalla lotta, se non ci si spegne la pietà, se si accetta la tragedia come una espiazione, se la stessa vittoria sarà non motivo di gloria ma di pianto". E così come ricordò il Cardinale Silvestrini durante la commemorazione di Padre Bevilacqua il 10 maggio 1990 alla Chiesa della Pace di Brescia: In Bevilacqua però c'era veramente qualche cosa di più, l'idea che non bisogna rimanere assenti dove l'uomo soffre e che là si deve andare. Il 14 Gennaio 1917 fa la promessa all'altare di non compiere mai atti di odio ma solo di misericordia. Aveva chiesto di non portare armi e ciò non poteva non mettere in imbarazzo i superiori, i quali però furono alla fine molto comprensivi e lo lasciarono fare come se fosse un cappellano, non gli imposero cioè di essere l'ufficiale che comanda. Così lui era riuscito ad organizzare addirittura un commercio clandestino con gli avversari, al fronte. Gli scambi avvenivano di notte: "noi avevamo bisogno di sigarette, loro di pane...".

La prima adunata della Associazione Nazionale Alpini in Ortigara - dove oggi sorge la colonna mozza - al termine della quale Padre Bevilacqua tenne una memorabile orazione; nella fotografia si vedono il Cap. Andreoletti (fondatore dell'A.N.A.) e il celebrante, probabilmente Don Luigi Sbaragli, già Cappellano Militare del Battaglione Alpini "Sette Comuni".

E viene la seconda guerra. Questa volta, dopo essere stato nella prima ufficiale degli alpini, chiede di essere cappellano della Marina. Ha già 60 anni e per lui non è facile. Infatti non gli consentono di andare sulle navi da combattimento e allora va su di una nave ospedale, poi su una di appoggio e aiuta e assiste ugualmente in fatti drammatici di combattimento, sotto bombardamenti pesanti, meritandosi la terza medaglia di bronzo al valore militare. Come cappellano della Marina, viene colto dall'armistizio dell'8 Settembre a Venezia e riceve l'ordine di scendere l'Adriatico coi cadetti. La nave si ferma a Brindisi, già occupata dagli alleati ed è a Brindisi che il 14 Ottobre celebra la Messa davanti a Vittorio Emanuele III, una Messa che è stata considerata singolare, perché centrata tutta sul tema: "Beati quelli che piangono". Nell'omelia Padre Bevilacqua indica al Re la via dell'esilio, sbalordendo i presenti, e ricorda che il Signore innalza gli umili e abbassa i potenti, elargisce e toglie i doni di questa terra. Al Re ricorda anche che ben diverse sono le corone che hanno valore davanti a Dio e sono le corone di spine ed esplicitamente dice: "Ti è stata posta sul capo una corona di spine e per questo sei vicino al tuo popolo". Al di là del momento, è sempre costante in Bevilacqua questa capacità di cogliere nella sofferenza, nella prova, nel dolore, il momento della salvezza. Lo diceva al Re come lo aveva detto ai soldati, alla gente, a se stesso.

Molti anni dopo la fine della seconda guerra mondiale, nel Duomo di Brescia si chiederà: "Un Cardinale che cosa è?". E risponderà: "E' un cieco che domanda a Dio in nome degli altri ciechi di vedere, di vedere. Quante volte nella vita ho provato questa angoscia e le vesti cardinalizie non me l'hanno tolta. Noi siamo tutti dei ciechi e la luce la domando a Cristo, soltanto a Cristo, umilmente, da pover'uomo. Ricordo ciò che mi ha detto Pietro nel giorno in cui mi ha dato la porpora. La porpora è dignità ma la dignità non è mai separata dall'autorità e l'autorità non deve mai essere separata dalla responsabilità e questa mai separata dal servizio. E il servizio che cos'è? E' la carità, è la carità. Oggi il Cristo dall'altare mi dice: Non illuderti perché sei vestito di rosso invece che di nero, non illuderti perché hai una mitria invece dell'amato basco che adoperi abitualmente; tutta la tua vita diventa una commedia, una menzogna, se non capirai che cosa ti ha detto il Papa parlandoti della carità". Questo mi sembra il messaggio del Cardinale Bevilacqua, il suo messaggio perenne.