SACRARI E CIMITERI MILITARI

La maggior parte dei Caduti italiani e austroungarici della Grande Guerra riposano ormai da molto tempo in grandi Sacrari o in cimiteri militari nei quali sono stati trasferiti e raggruppati nel primo dopoguerra. Dalle immense gradinate di Redipuglia ai maestosi archi del Leiten Asiago, al chiostro della S.S. Trinità di Schio, al Tempio Ossario di Udine, al Sacrario di Caporetto, ai cimiteri militari austroungarici di Folgaria e Slaghenaufi, al cimitero militare italoaustriaco di Cesuna Magnaboschi, ai cimiteri militari britannici di Cesuna che avete visto nella pagina precedente. Sono solo alcuni degli esempi dei luoghi nei quali il supremo sacrificio di tanti giovani di ogni parte d’Europa diventa tangibile e induce alla riflessione anche a distanza di un secolo (fotografie di Stefano Aluisini).

TEMPIO OSSARIO DI UDINE

Sorto grazie all’opera di Mons. Clemente Cossettini, custodisce le salme di 25.000 Caduti italiani nella Grande Guerra (8.000 ignoti), tra i quali Riccardo Giusto, il primo soldato italiano ucciso nel 1915, oltre a quelle di circa trecento altri soldati che sono caduti durante la Seconda Guerra Mondiale. I lavori per la costruzione del Tempio durarono di fatto dal 1925 sino al 1940 impegnando l’allora parroco di San Nicolò, Mons. Clemente Cossettini, che morì solo un anno dopo la consacrazione del Sacrario (22 maggio 1940) dove sono raccolte le spoglie dei soldati italiani provenienti da quasi 200 cimiteri militari della sponda destra dell’Isonzo. Ai piedi della sua facciata troneggiano quattro grandi statue dedicate al Fante, al Marinaio, all’Aviatore e all’Alpino. Con uno schema a croce latina, il Tempio è sormontato da una cupola alta ben 65 metri; nella navata laterale di sinistra si trova il “Cristo mutilato” salvato dalle artiglierie italiane dopo il loro devastante bombardamento sul convento del Monte Santo. Alle spalle del presbiterio due scalinate portano alla grande cripta dove riposano altri Caduti e gli 8.000 ignoti, divisi in due grandi sezioni uguali. Una statua dell’Alpino della “Julia “ durante la campagna di Russia e quella della Vergine Maria impreziosiscono la cripta prima del cui ingresso si trova anche la tomba dello stesso Mons. Clemente Cossettini.

SACRARIO DEL PASUBIO

Il Sacello Ossario del Monte Pasubio dei Caduti della Grande Guerra 1915-1918, inaugurato nel 1926, raccoglie le spoglie di 5.146 soldati italiani e 40 austro-ungarici, molti dei quali ignoti. La torre di pietra porta su ciascuna delle quattro facciate epigrafi patriottiche poste su grandi targhe di marmo. Tramite una scaletta interna è possibile salire sino al lucernario; le pareti degli ambienti sono dipinte con motivi che richiamano la Grande Guerra mentre l’accesso all’Ossario conduce ad alcuni ambienti, tra i quali quello riservato ai Decorati con la tomba del Gen. Pecori Giraldi, che contengono le spoglie nominative e ignote dei Caduti. Circondato a nord da una batteria di cannoni di vario calibro, ancora puntati verso il massiccio del Pasubio, vede affacciarsi sul medesimo piazzale del Belvedere con il grande parcheggio la “Casa della I Armata” con il piccolo museo.

SACRARIO DEL PASSO DEL TONALE

Il Sacrario Militare del Passo del Tonale (m. 1883) fu realizzato ampliando una struttura precedente, un monumento alla Vittoria in forma di un semplice recinto con al centro un basamento con la statua della “Vittoria Alata” (Timo Bortolotti, 1924)[1] che riproduce quella custodita a Santa Giulia. La prima pietra del basamento era stata posta da Re Vittorio Emanuele III il 3 settembre 1922 e l'inaugurazione avvenne il 31 agosto 1924. Nel 1933 avvenne la trasformazione in Sacrario con la traslazione delle salme dei caduti riesumati da vari cimiteri militari della zona: fu completato e inaugurato su opera dell’Architetto Pietro Dal Fabbro. Custodisce le salme di quasi 900 Caduti provenienti dagli ex cimiteri militari della zona (Case di Viso, Ponte di Legno, Pezzo, Stadolina, Temù e Val d’Avio) – una cinquantina dei quali ignoti – inclusi i corpi recuperati anche in anni recenti per effetto dell’arretramento del ghiacciaio dell’Adamello. Nel 2015 è stato restaurato a cura del Comune di Ponte di Legno. La cripta è circondata all’esterno da una struttura semicircolare, caratterizzata da due scalinate ad arco che portano al piano superiore, composto da una terrazza con al centro una statua in bronzo raffigurante la Vittoria Alata. Visitando questa parte si comprende il significato dell’intero Sacrario: la parte inferiore invita alla pietà e al cordoglio, mentre quella superiore, più monumentale, vuole celebrare la vittoria italiana nella Grande Guerra. 

[1] Nato a Darfo nel 1884, figlio di Angelo, cavatore in Valle Camonica che morì quando il figlio Timo aveva solo otto anni. Ufficiale negli Alpini, 819^ Compagnia Mitraglieri dell’8° Gruppo Alpini, ferito gravemente alla gamba nella battaglia dell’Ortigara, recuperando la paralisi e ritornano anche all’alpinismo, fu M.A.V.M. (nome Bartolotti), ferito prima alla testa, poi alle mani e infine alla gamba (Ortigara, 25 giugno 1917). Timo perse anche la prima giovane moglie, Irma Laini, morta di parto nel dare alla luce la figlia Alba. Si risposò in seguito con Giuseppina Sala ed ebbe tre figlie (Gloria, Donatella e Milly).

Il Sacrario custodisce le salme di quasi 900 Caduti provenienti dagli ex cimiteri militari della zona (Case di Viso, Ponte di Legno, Pezzo, Stadolina, Temù e Val d’Avio) – una cinquantina dei quali ignoti – inclusi i corpi recuperati anche in anni recenti per effetto dell’arretramento del ghiacciaio dell’Adamello. Tra i Caduti diversi decorati, ad esempio la M.A.V.M. Alpino Vito Tammaro, da Avellino, del Battaglione Val Camonica del 5° Reggimento Alpini, coraggioso portaortaordini caduto il 13 giugno 1918 a Cima Cady (2607 m.) o la M.B.V.M. Sergente Ernesto Taborelli, da Como, 6° Reggimento Alpini, ucciso nello stesso luogo esattamente due mesi dopo l’Alpino Tammaro.  Il frontone ospita delle nicchie con bassorilievi in memoria di altre figure epiche della guerra in montagna: i pluridecorati bergamaschi fratelli Calvi, la M.O.V.M. Cap. Francesco Tonolini (di Breno – BS), Capitano di Complemento del 5° Reggimento Alpini, che dopo l’Adamello fu sulla tremenda q. 2105 dell’Ortigara nel giugno del 1917 e dopo soli cinque mesi M.A.V.M. sul Monte Fior (Altopiano di Asiago) ucciso a una settimana dalla fine della guerra nel settore di Valdobbiadene. Con lui la M.O.V.M. Ten. Angelo Tognali (di Vione – BS), 7° Reggimento Alpini, caduto infine sul Grappa anch’egli alla fine di ottobre del 1918. O il pluridecorato Sottotenente bergamasco Gennaro Sora, che partecipò a entrambi i conflitti mondiali e, nel 1928, ai soccorsi dopo la spedizione al Polo Nord diUmberto Nobile: durante la “guerra bianca” guidò in Adamello il 3° Plotone della 50^ Compagnia del Battaglione Alpini “Edolo” del 5° Alpini. Le colonne centrali ospitano invece altre lapidi commemorative e targhe in bronzo.

sacrario di nervesa della battaglia

Progettato dall'Architetto Felice Nori è situato a q. 176 di Collesei dè Zorzi a circa due chilometri dall'abitato di Nervesa teatro della grande battaglia del giugno 1918. La costruzione è stata ultimata nel 1935 e inaugurata nel 1913. Qui riposano 6.099 Caduti identificati oltre a 3.226 Ignoti. Le tombe dei soldati sono disposte lungo i muri su sei righe e rivestite da marmo perlato di Chiampo; sulle tombe comuni invece sono iscritte frasi di G. D'Annunzio. Dalle balconate è possibile vedere tutto il campo di battaglia sino al Piave. Poco distante, nel punto ove precipitò il 19 giugno del 1918 il suo aereo da caccia, si trova anche il monumento a Francesco Baracca, asso della nascente aviazione italiana. Il pilota, che era voluto decollare ancora una volta con un nuovo aereo nonostante la stanchezza, venne infatti colpito da terra durante un'azione di mitragliamento.

CIMITERO MILITARE A.U. DI COSTALTA (LUSERN)

Realizzato già nel 1915, vide poi trasferire i suoi Caduti presso il Sacrario Militare di Asiago. Oltre ai valorosi soldati Austroungarici, ospitò anche diverse salme italiane, alcuni sostengono quasi duecento, soprattutto quelle degli intrepidi Fanti del 115° Reggimento Fanteria della Brigata "Treviso", immolatisi in un disperato assalto ai trinceroni del vicino Basson nell'agosto del 1915. Sicuramente vi venne sepolto il Fante Salvatore Randazzo da Monreale (PA), classe 1895 - matricola n. 1060, del 161° Reggimeneto Fanteria, che la notte del 30 maggio 1915 riuscì con la sua pattuglia a penetrare nel perimetro del vicino Forte Luserna ma qui cadde in uno scontro a fuoco con i difensori Austroungarici (Medaglia d'Argento al Valor Militare). Inaugurato il 16 settembre del 1962 dopo la grande opera del reduce Conrad Rauch, che qui combatté, vide porre la grande croce che ricorda gli anni di fondazione e dismissione del camposanto (1915-1921). In memoria dei Caduti Austroungarici e Italiani della Grande Guerra che qui riposarono, il 10 agosto del 1986 vi vennero deposte le sue 184 croci in legno senza nome che ancora oggi recano la loro silenziosa testimonianza. Così quel giorno, considerando anche come diversi testimoni ricordassero che le esumazioni fossero state solo parziali e che quindi il cimitero esistesse ancora a tutti gli effetti, questo toccante luogo della memoria poté essere solennemente inaugurato alla presenza della stessa vedova Rauch, signora Friederika Maria Rauch-Hanusch. Oggi, vicino alla croce in ferro all'esterno, sono deposte alcune pietre con inciso un breve pensiero in memoria dei soldati Austroungarici dei quali sono riportati i nomi e i paesi di provenienza, oltre alla loro giovanissima età. Dopo trent'anni, il 24 agosto del 2016, grazie al Comune e al Gruppo Alpini di Luserna, si terrà la commemorazione di quella toccante inaugurazione che vide uniti i discendenti dei combattenti dei due eserciti (fotografie di Stefano Aluisini). 

SACRARIO DEL LEITEN - ASIAGO

Qui si conclude la storia del Caporale Maggiore Giuseppe Neri, medaglia di bronzo e medaglia d’argento al valore militare, caduto durante la prima battaglia per l’Ortigara sul Monte Chiesa a q. 2056 il 24 luglio 1916. E' la vicenda raccontata in due articoli di Stefano Aluisini per il Web Magazine della Gazzetta della Spezia e per la Rivista Unione Nazionale Ufficiali in Congedo d'Italia.

SACRARIO DI REDIPUGLIA

Il simbolo del sacrificio della III^ Armata e di tutte le truppe che durante la Grande Guerra combatterono sull’Isonzo e sul Carso. Il più grande Sacrario Militare Italiano dove riposano centomila Caduti alla testa dei quali volle tornare per l'ultima volta, e per sempre, il loro Comandante S.A.R. Emanuele Filiberto Duca d'Aosta.

SACRARIO DI CIMA GRAPPA

La storia di una montagna trasformata in un inespugnabile baluardo. La terribile battaglia dell’inverno del 1917 sui vicini Tomba e Monfenera. Gli ultimi drammatici assalti del 1918, l’epopea degli Arditi e la figura leggendaria del Capitano Ettore Viola. Un monte divenuto simbolo della strenua resistenza e della vittoria italiana. Il richiamo delle gesta dell'Artiglieria da Montagna negli articoli di Stefano Aluisini "Il soldato perduto" (Web Magazine - Gazzetta della Spezia.it) e "Cime inespugnate" (Rivista Unione Nazionale Ufficiali in Congedo d'Italia). Il Sacrario di Cima Grappa è visitabile con l'applicazione "Dentro la memoria" realizzata con l'Archivio Storico Dal Molin (nel video sopra alcune fasi della realizzazione del progetto sul campo). 

SACRARIO DELLA S.S. TRINITA' DI SCHIO

Qui si conclude dopo tanti anni di ricerche la storia del “soldato perduto”, il Caporale Maggiore Vincenzo Aluisini del IX Gruppo “Oneglia” del 3° Reggimento Artiglieria da Montagna pubblicata sul Magazine della Gazzetta della Spezia.it e sulla Rivista Unione Nazionale Ufficiali in Congedo d’Italia.

CIMITERO MILITARE ITALOAUSTRIACO DI CESUNA MAGNABOSCHI

Situato di fronte a quello britannico, il cimitero italiano non ha lapidi ma oggi tronchi spezzati di abete in memoria delle centinaia di Caduti che ospitava. I militari identificati di entrambi gli schieramenti negli anni trenta sono stati infatti traslati al Sacrario di Asiago. Al centro sorge una grande scultura alta circa tre metri rappresentante al tempo stesso una croce e una baionetta. All’esterno e sulla destra è ancora presente una colonna di marmo, donata dalla città di Roma, a indicare il punto di massima penetrazione raggiunto dagli Austroungarici nel 1918 quando le Brigate Liguria e Forlì ne arrestarono definitivamente la corsa. 

CIMITERO MILITARE AUSTROUNGARICO DI SLAGHENAUFI (LAVARONE)

Sorto vicino all’ospedale militare da campo dei Cavalieri dell’Ordine di Malta e alla sua piccola chiesetta in legno, accoglie i corpi di 728 Caduti dell’Esercito Austroungarico. E’ uno dei pochi siti che, grazie ai precisi accordi fra le autorità italiane e la Osterreichischen Schwarzen Kreuz (Croce Nera Austriaca), venne restaurato al fine di mantenere le sue caratteristiche originali. Insieme a quelli britannici dell’Altopiano di Asiago costituisce uno dei cimiteri militari più significativi nella memoria della Grande Guerra.

CIMITERO MILITARE AUSTROUNGARICO DI TONEZZA DEL CIMONE (LOC. CROSATI DI CAMPANA) 

Situato nella frazione Campana loc. “Crosati” di Tonezza del Cimone, nelle immediate retrovie austroungariche della tragica montagna, è uno dei tre cimiteri allestiti dal 1916 per i caduti delle prime linee (gli altri due cimiteri da campo vicini – Contrà Grotti e Campana – prossimi alle principali infermerie da campo - sono stati abbandonati già nel primo dopoguerra). Realizzato dagli uomini del 59° Rainer di Salisburgo in una posizione defilata al tiro delle artiglierie italiane circa cinquecento metri più a valle, accolse le spoglie di oltre un migliaio di Caduti Austroungarici dei vari reparti succedutisi in linea a Tonezza, oggi ricordati da cento croci in legno disposte sul pendio con altrettanti cippi che recano ancora i nomi di alcuni soldati. Quei militari che difesero il caposaldo del Cimone sino agli ultimi giorni di guerra, ritirandosi solo nella notte sul 2 novembre del 1918. Un grande cippo in pietra qui ricorda anche l’Ufficiale Medico Alexander Hlein caduto in Val Posina nel 1916. Il Cimitero è stato recuperato al suo stato attuale di pregevole restauro grazie all’opera della Associazione del Fante di Vicenza (2006) e, nonostante le spoglie dei militari siano state trasferite in gran parte al cimitero di Cittadella, alcune al Sacrario di Asiago e in casi eccezionali nella stessa Madre Patria, la presenza di altri resti mortali rende perennemente sacro questo luogo della Memoria.  

CIMITERO MILITARE AUSTROUNGARICO DI FOLGARIA

Raccoglie i resti di 2.500 Caduti Austroungarici dei quali 750 sconosciuti riesumati da vari cimiteri militari dell’Altopiano di Folgaria, in gran parte soldati dell’I.R. 59° Reggimento di Fanteria Rainer Salisburgo. Ospita anche il traliccio della croce in ferro che era stato riempito di bossoli come monumento al cimitero militare del I.R. 17° Reggimento di Fanteria "Kronprinz" sul Cuvolin, dietro il Monte Chiesa. Durante la cerimonia di inaugurazione del 12 settembre 1972 il silenzio venne suonato con la tromba di un soldato italiano caduto sino ad allora custodita presso il Museo di Salisburgo, poi donata dalle autorità austriache all’associazione combattenti e reduci di Folgaria.

IL RICORDO DEL "NEMICO"

Durante la Grande Guerra intere armate dell’esercito imperiale austroungarico e dello stesso esercito tedesco combatterono sulle montagne e su parte della pianura italiane lasciandovi, come inevitabilmente accade da sempre in tutti i conflitti, morte e distruzione. Ma non possiamo dimenticare come, al di là delle strategie e dei grandi eventi che oggi la storia si limita a ricordare, quelle schiere erano pur sempre costituite da giovani uomini, con le loro speranze e le loro paure, la cui vita si spense troppo presto e per sempre in terra italiana semplicemente come prezzo del proprio dovere verso la madrepatria. Purtroppo per la gran parte di loro la sconfitta significò anche l’oblio e molto spesso nel dopoguerra i poveri resti di quei Caduti vennero recuperati in modo sommario e trasferiti in fosse comuni, ammesso che già non fossero in tali tristi condizioni. Da parte nostra desideriamo al termine di queste pagine unire al ricordo dei Caduti italiani, che onoriamo da vincitori, anche quello dei nostri fratelli europei, allora perduti e sconfitti, raccogliendo in alcune fotografie anche i segni rimasti ad imperitura memoria del loro sacrificio.

Nella galleria seguente: il monumento ai Rainer sull’Altopiano dei Fiorentini (tra quelli di Lavarone e Tonezza), quello poco distante ai piedi del Coston e quello sull’Ortigara

Fotografie di Ruggero Dal Molin, Stefano Aluisini, Marco Cristini e Angela Aluisini